Le Case Marcieglie, sei numeri civici, una famiglia enorme, una morra di gente che la abita dal ‘600, una lampadina accesa sulla strada che le ha rese punto d’incontro e di aggregazione già nel passato.

Un posto in cui i giovani hanno voluto tornare a prendersi cura degli antenati ripetendo nelle stagioni i gesti di una vita dura, che non permette sprechi. Non si butta via niente, tavoli e panche sono ricavati dai vecchi solai, i cancelli da brande su cui hanno dormito gli avi, le coperte cucite con resti di sartoria, i ripari per gli animali sono assemblati dall’ingegno e dall’immaginazione con materiali di ogni tipo. Se qualcosa avanza viene scambiato con qualcosa che manca o dato a buon rendere… un paio di scarpe, balle di fieno, un posto per le arnie in cambio di miele, forza lavoro, capacità personali.

Ci vivono uomini e donne che stanno tutti i giorni tra sole e terra e devono farsi bagagli di saperi vasti e completi perché bisogna sempre sapersi arrangiare, essere pronti nell’intrico di vita di un appezzamento di terra, se la vacca non riesce a partorire, se ti viene a trovare l’orso…

Una famiglia allargata di cui fanno parte anche gli alberi, i cavalli, le oche, i maiali… una proprietà senza recinzioni e cancelli da varcare, aperta, ai parenti, ai vicini, agli amici con cui condividere il cibo, la catarsi di racconti e risate, il conforto e la gioia di un reciproco vantaggio.